top of page
fiore con bordo.JPG

Il fiore del desiderio

​

Esiste, nella natura umana, una sorta di ossessione che meglio potremmo definire destino, che la porta a desiderare sempre cose nuove in un giro continuo di nuovi desideri, che lo tormentano in una continua mancanza alla quale manca il compimento di questo sentimento.

Questo eterno motto che muove l’uomo a rincorrere qualcosa di ignoto che fugge sempre davanti a lui e mai si lascia prendere costituisce, secondo il buddismo, la causa della nostra infelicità in un continuo e sterile percorso che obbliga la sua natura a stare sempre in corsa senza mai arrivare alla meta.

Cancellare il desiderio diventa per il buddismo l’unico modo per liberarsi da una forma di schiavitù illusoria.

Io credo invece che il desiderio sia il motore della vita, a patto di non farsi accecare dal suo fascino e di viverlo nella sua fase nascente. Ecco quindi il desiderio rinunciare a diventare frutto senza il rischio della delusione e a custodire il suo oggetto nello stato iniziale quando la forza creativa nascente si configura come possibilità infinita in un continuo divenire di forme, che nell’assenza del frutto contempla la bellezza del fiore come forma assoluta.

 

Recensione dell’autore

bottom of page