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Zoghi e zighi

Si osservi innanzitutto il dualismo insito in questo modo di fare poesia. C’è qui un costante contrappasso fra quelli che possono essere i desideri della vita, e la realtà che è sempre in agguato con le sue regole livellatrici e disincantatrici. Galleggia la filosofia antica, in virtù della quale anche i nostri vecchi dicevano che tutte le gioie, prima o poi, si pagano, ma – ecco l’altra faccia di questa medaglia che è la vita umana – era anche vero che il temporale non è eterno, e che prima o poi sarebbe tornato anche il sereno. Siamo, come si vede, ai poli estremi della stessa filosofia.

A questo equilibrio dinamico fra gioco e dramma, fra giorno e notte, fra libertà e schiavitù – intesa anche dal profilo psicologico -; da questo dualismo fra maschio e femmina che è certamente antipode, ma altrettanto certamente armonizzabile, deriva una lettura esistenziale di rara efficacia e drammaticità che invita alla riflessione. Altrettanto invita a guardare in avanti perché diversamente ci sfugge il movimento di questa “zinzola” (altalena) che è la nostra vita, con le sue crisi di identità, ma anche con le sue certezze.


Dall’introduzione di Elio Fox.

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