
La Donna-Ragno
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La vanagloria oggi non va più di moda, si chiama semplicemente presunzione. Ma al tempo dei re e dei principi era lei che faceva girare il mondo e incitava i cavalieri a metterlo a soqquadro, come racconta la prima favola, che mette in campo un donchisciotte fiabesco sedotto dalla « ars obliqua » della donna-ragno. Un minibestiario dunque per occultare (o rivelare ?) il segreto mondo dei vizi e delle virtù umane: il ragno troppo furbo che ignorava le categorie, lo sdoppiamento schizofrenico di chi si credeva due, lo scambio delle parti e la sua nèmesi, l’incontentabilità della farfalla verde, la crudeltà stupida e gratuita dell’uomo che fa morire la formica. Un uomo si insinua quasi per caso nelle storie, sempre perdente, se confrontato con gli animali, splendidi d’infallibile istinto, diffronte al quale la vacillante ragione finisce per relegare nel nebbioso paese delle incertezze questo povero « animale sbagliato ».
L’autore