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Homunculus albus

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Noi non sappiamo se gli alberi sognano. Forse sì. E quando lo fanno, pensano magari di essere uomini. Anche i bambini sognano, di essere altre cose: montagne, animali, forse anche alberi.

 

Così i due sogni s'incrociano e danno origine agli omuncoli, di cui parla questa storia.
Homunculus albus ne è il protagonista mezzo bambino e mezzo seme d'albero vagante nell'aria con una domanda che lo assilla: Chi sono io? Favola delle origini e dell'identità, ma anche e soprattutto metafora iniziatica: "Homunculus capì in quel momento il segreto delle Montagne Nere: chi ci capitava veniva chiuso e soffocato in una morsa di rocce, la montagna ne faceva pezzettini con i suoi denti spaventosi".

 

La morte, la paura della morte, quando Homunculus dovrà affrontare i nani del Sotterra, l'orco Pece di notte, e infine i terribili Ghirli, creature misteriose un po' diavoli, un po' draghi, che sottoporranno Homunculus alla tortura più terribile, quella della mente e delle sue trappole.

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Prefazione dell’autore

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